La riunione della Federal Reserve americana di ieri ha segnalato un altro rialzo dei tassi e meno tagli dei tassi per il prossimo anno, mandando decisamente al ribasso la propensione al rischio.
➡️ La riunione di ieri della Federal Reserve americana ha lanciato un messaggio aggressivo, lasciando per il momento invariato il tasso di interesse, come previsto. La Fed ha segnalato che il tasso terminale nell’ambito dell’attuale ciclo di stretta non è stato ancora raggiunto, chiarendo che prevede di aumentare nuovamente i tassi nel 2023, ancora una volta, dello 0,25%. La Fed ha inoltre previsto che nel 2024 effettuerà solo due tagli dei tassi dello 0,25% ciascuno, meno di quanto previsto. Ciò ha avuto l’effetto di far scendere le azioni e di far salire il dollaro USA, oltre a mandare i rendimenti dei titoli del Tesoro statunitensi ai massimi a lungo termine, con il rendimento a 2 anni che ha raggiunto il livello più alto degli ultimi 15 anni, ben al di sopra del 5%.
➡️ La pubblicazione di ieri dei dati CPI (inflazione) negli Stati Uniti è stata notevolmente più debole del previsto, ad un tasso annualizzato del 6,7% quando il 7,0% era la previsione di consenso. I dati inizialmente hanno indebolito la sterlina britannica, ma la sterlina ha successivamente recuperato il suo valore, prima di crollare nuovamente sospinta dal dollaro statunitense.
➡️ Il mercato Forex sta vedendo un dollaro USA considerevolmente più forte dopo la riunione della Fed di ieri. La coppia di valute USD/JPY ha raggiunto un nuovo prezzo massimo di 10 mesi ben al di sopra di ¥ 148, mentre la coppia di valute EUR/USD è stata scambiata al minimo di 6 mesi e la coppia di valute GBP/USD al minimo di 3 mesi – tutto ciò sarà essere interessante per i trader di tendenza. Il sentimento di avversione al rischio sta mettendo il dollaro USA al posto di guida, con il dollaro australiano che sembra oggi la valuta principale più debole.
➡️ I mercati azionari sono in ribasso su tutta la linea, con l’indice MSCI China vicino alla chiusura al nuovo prezzo basso di 10 mesi.
➡️ Ieri si è visto il petrolio greggio nuovamente scendere di valore dopo aver recentemente raggiunto un nuovo prezzo massimo di 10 mesi, mentre i mercati hanno mostrato nuovi segnali di rigidità guidati dai tagli all’offerta dell’OPEC. I mercati delle materie prime sono stati colpiti dal calo della propensione al rischio, con l’oro che ha compiuto una svolta ribassista dopo aver raggiunto e rifiutato il livello di resistenza chiave a lungo termine a 1.945 dollari.
➡️ I dati sul PIL della Nuova Zelanda pubblicati in precedenza sono stati molto migliori del previsto, mostrando una crescita economica dello 0,9% nell’ultimo trimestre, mentre era previsto solo lo 0,4%.
Credit by DailyForex.com